venerdì 29 settembre 2017

Alla scoperta delle Alewifes, le streghe della birra

"Indossava il suo miglior cappello a tesa larga, scacciava via i topi dal pentolone gorgogliante pensando tra sé e sé di aver bisogno di un gatto migliore.
Passeggiando a passo lento fuori dalla porta, afferrò la scopa e la sua stella e le posò sopra l'ingresso prima di scegliere con cura le migliori fra le sue pozioni e di metterle in strada per la promettente attività di un mercato.
Non sapeva che avrebbe trascorso quella notte nella cella carica di umidità e infestata di muffa e ratti sotto l’effetto della stregoneria..."

Questa immagine di una strega in sella ad una scopa, con cappello a punta, gatto nero e calderone gorgogliante e traboccante di pozione, è da sempre lo stereotipo rappresentativo delle streghe.
La verità riporta però ad un racconto completamente diverso, in cui a breve ci addentreremo per parlare, dalla nostra prospettiva, di una delle storie più cupe del medioevo birrario: la storia delle Alewifes.


(Madre Louse, la più famosa Alewife d'Inghilterra)






Fino almeno al XV sec. in Inghilterra, quella della birrificazione fu una pratica “domestica” riservata alla donna, moglie e madre. Era un’attività tramandata oralmente, o attraverso rari resoconti scritti, matrilinealmente, senza riuscire mai ad attirare particolare interesse da parte della sfera maschile.
La birra commerciale era molto diffusa, soprattutto in campagna, sostiene Judith Bennett, autrice del libro Ale, Beer e Brewsters: a Brigstock (Northamptonshire) prima della peste, più di 300 donne producevano abitualmente birra; ad Alrewas (Staffordshire) durante il 1330 e il 1340, si stimarono tra le 52 e le 76 birrerie in attività a conduzione femminile; a Wakefield (Yorkshire) tra il 1348 e il 1350, 185 donne si occuparono di produzione e commercio di birra.

Allora come è possibile che l'immagine del produttore di birra sia stata poi legata alla nostra moderna idea di strega?

Iniziamo dall'abbigliamento: al tempo ogni signora poteva essere adornata con diverse forme di copricapo, tra i più utilizzati gli hennin, antichi copricapi femminili a forma di cono allungato, associato generalmente alle fate delle fiabe. Questo cappello, che poteva essere alto addirittura 2 piedi (60 cm), si stagliava sulle strade affollate, permettendo alle Alewifes di essere riconosciute con facilità. Si ritiene che, a causa di questo semplice stratagemma, le produttrici di birra potessero vendere le loro birre nelle strade e nei mercati con più facilità.

In più, le commercianti avevano l’abitudine di utilizzare manici di scopa per avvisare i clienti della disponibilità di birra nel loro locale. Per promuovere le vendite, infatti, le Brewsters spesso appendevano simbolicamente una scopa, segno del commercio domestico, davanti alla loro casa o taverna.


(Esporre un scopa indicava disponibilità di birra nella Alehouse)


All’epoca, un altro simbolo individuabile facilmente fuori dalle porte, consisteva in un talismano che rimandava alla Stella di Davide, la cui funzione era quella di trasmettere ai clienti l’idea di purezza della loro birra. I sei punti della stella stavano ad indicare, in un'epoca in cui le piaghe erano all'ordine del giorno, l'elevata qualità degli ingredienti utilizzati: il luppolo, il grano, il malto, il lievito, l'acqua e, naturalmente, il produttore.
Con un simbolo così, dotato di un forte legame con l'ebraismo, era improbabile che la chiesa cattolica potesse resistere ad imporre la sua strada nel commercio di birra, proporzionalmente in crescita con l'aumento della popolazione di quel tempo.

Ci volle molto tempo perché la Chiesa convincesse la società dell’inclinazione femminile alla stregoneria e alla vicinanza al diavolo, afferma Helen Ellerbe nel suo libro Dark Side of Christian History. Invertendo la sua politica negazionista in merito all'esistenza delle streghe, nel XIII secolo la Chiesa iniziò a dipingere la figura della strega come quella di una schiava al servizio del diavolo, così che le streghe non venissero più associate alla vecchia tradizione pagana che le considerava guaritrici benevole, insegnanti, donne sagge, capaci di accedere al potere divino.
Fu durante questo periodo che il commercio, fra cui quello della birra, si stava rafforzando, tanto che l’aspettativa era quella di fare della produzione birraria una ricca e fiorente attività, a discapito delle storiche produttrici di birra che, a quanto pare, si trovarono a fronteggiare il crollo dei loro affari, le minacce, le accuse di stregoneria, la persecuzione, la morte.

La Chiesa era così turbata dall’esclusiva abilità delle donne nelle arti, fra cui la preparazione della birra, che si adoperò affinché molte cose cambiassero nel corso degli anni della Santa Inquisizione, tanto che la pratica della birrificazione diventò una competenza esclusivamente maschile, con la conseguente esclusione delle donne addirittura dal vocabolario birrario, con nuovi termini che furono coniati per indicare le c.d. streghe della birra: Witches' brew divenne, ad esempio, il termine con cui chiamare i sortilegi e le pozioni magiche.
Quando gli uomini, e di conseguenza la Chiesa, riuscirono a mettere le mani sulla produzione e sul commercio della birra, ne fecero una loro proprietà personale, escludendo le donne da ogni fase: dalla definizione delle ore di lavoro alla scrittura delle ricette, fino alla ripartizione dei profitti, cosa questa che permise alla Chiesa di iniziare la sua lunga e completa riedificazione del commercio della birra.

Sempre secondo la Ellerbe, come conseguenza della caccia alle streghe, il campo della medicina fu trasferito in mani esclusivamente maschili e la tradizione erboristica occidentale fu largamente distrutta. Nella sua ricerca ha sottolineato la rimozione di massa delle donne dai ruoli di importanza nei principali mestieri commerciali, che furono da quel momento gestiti esclusivamente dagli uomini, e dalla Chiesa, come risultato dell'azione riformatrice e distruttrice dell'Inquisizione.
A dimostrazione di questo, rimanendo alla sola realtà brassicola del tempo, la Chiesa mai si rivelò contraria allo sviluppo delle tecniche di birrificazione all'interno dei monasteri fin dal 700 d.C.: stranamente, o forse no, soltanto pochi uomini furono accusati o sospettati di stregoneria, e nessuno di questi proveniva dall'ambiente monastico.

Tutto ciò ci dimostra quanto e perchè, in questo viaggio alla scoperta della birra moderna, continuiamo ad essere affascinati dalla forza e dalla perseveranza delle donne coinvolte nella produzione birraria, a circa 6000 anni dalla comparsa della nostra amata bevanda su questa terra avvenuta per mano, tanto per cambiare, di una donna delle lontane tribù della Mesopotamia...perchè la birra è donna!


Si ringrazia la dott.ssa Cecilia Perugini per la preziosa collaborazione nella traduzione dei testi.

Nessun commento:

Posta un commento