venerdì 12 maggio 2017

Come produrre energia dagli scarti della birra: le batterie ecologiche

In altre occasioni abbiamo parlato di come gli scarti di produzione della birra possano contribuire allo sviluppo di moderne tecnologie ad impatto ambientale zero.
In questa direzione dobbiamo inquadrare un recente studio promosso dai ricercatori della Colorado Boulder University, e pubblicato in Italia dal sito Lifegate, i quali hanno scoperto come sia possibile costruire batterie per automobili economiche ed ecologiche.






In un contesto di economia circolare ogni prodotto nasce dalla trasformazione di qualcosa che ha cessato di adempiere ai propri compiti originari per tornare a nuova vita. Un processo che ha affascinato gli studiosi statunitensi alla ricerca di soluzioni innovative e sostenibili per la realizzazione di batterie al litio destinate alle autovetture.

Gli accumulatori di energia che alimentano i motori a zero emissioni delle auto elettriche e ibride, cardini della c.d. mobilità alternativa, richiedono ingenti investimenti in fase costruttiva e portano con sé il sempre più affannoso problema del loro smaltimento una volta giunti a fine vita. Nodi cruciali ai quali i ricercatori americani hanno tentato di dare soluzione ricorrendo ai rifiuti della lavorazione della birra: grazie ai residui dei cereali è infatti possibile creare elettrodi per le batterie al litio, sfruttandoli quale biomassa per la coltivazione della Neurospora Crassa, un fungo ritenuto un eccezionale conduttore naturale d'energia.


(Neurospora Crassa al microscopio)


Complice la ricchezza di zuccheri negli scarti provenienti dai birrifici, ideali per coltivare muffe e funghi, la Neurospora Crassa trova un habitat idoneo alla sua crescita, fornendo così materiale grezzo a basso costo con il quale produrre gli elettrodi degli accumulatori. Un processo che, una volta industrializzato, può portare ad un ottimale smaltimento dei rifiuti dell’industria della birra, incluse le acque reflue, ad una riduzione dei costi di realizzazione delle celle al litio e, al tempo stesso, ad un minore impatto ambientale.

La Colorado Boulder University crede profondamente nel progetto, tanto da aver costituito il RASEI: renewable and sustainable energy institute per sviluppare, produrre e commercializzare i primi elettrodi derivanti dalla birra che rivoluzionerebbero gli attuali concetti con cui definiamo oggi la c.d. mobilità elettrica.
Lo studio ha condotto a risultati soddisfacenti, tanto da meritare una trattazione approfondita da parte della American Chemical Society, associazione professionale statunitense attiva nel settore della ricerca chimica, i cui portavoce sostengono che se il processo produttivo fosse applicato su larga scala, le case automobilistiche avrebbero accesso ad un’eccezionale risorsa per l’incubazione di componenti tecnologici avanzati per le batterie.

La strada verso la mobilità alternativa passa anche attraverso… una pinta di birra!

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