Nei primi giorni della scorsa settimana è stato presentato un
progetto destinato a far parlare di sé per lungo tempo: Luppolo.it,
ideato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
e gestito dal CREA, pensato con l’obiettivo principale di
incrementare la sostenibilità e la competitività dell'intera filiera
brassicola nazionale.
Il progetto è figlio dell'applicazione di quanto previsto dalla Legge n° 154/2016 recante disposizioni in materia di produzione della birra artigianale, che all'art 36 dispone testualmente: "Il Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa
europea in materia di aiuti di Stato e con le norme specifiche di
settore, favorisce il miglioramento delle condizioni di produzione,
trasformazione e commercializzazione nel settore del luppolo e dei
suoi derivati. Per le finalità di cui al presente comma, il
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali destina
quota parte delle risorse iscritte annualmente nello stato di
previsione del medesimo Ministero, sulla base dell’autorizzazione
di spesa di cui alla legge 23 dicembre 1999, n. 499, al finanziamento
di progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e per i processi
di prima trasformazione del luppolo, per la ricostituzione del
patrimonio genetico del luppolo e per l’individuazione di corretti
processi di meccanizzazione”.
Obiettivo del progetto consisterà nel miglioramento competitivo e qualitativo delle
materie prime, in particolare luppolo, attraverso il coordinamento da parte del CREA di tutte le le attività volte a realizzare una completa filiera della
birra artigianale 100% made in Italy; non tutti sanno, infatti, che
le materie prime oggi utilizzate nel nostro paese sono quasi
interamente importate dall’estero.
Un circuito italiano di
coltivazione del luppolo potrebbe, invece, contribuire alla
diffusione di una diversa qualità delle materie prime e del prodotto
finale, dovuta all’unicità e alla particolarità conformazione del
territorio nazionale.
Dopo aver identificato, attraverso mappe tematiche, le aree adatte
alla coltivazione del luppolo e le varietà internazionali
maggiormente diffuse in Italia, verrà stimata la loro adattabilità
al nostro territorio e valutata la resa qualitativa e organolettica
della birra prodotta. Ma non solo: i ricercatori del CREA proporranno
strumenti operativi per una gestione meccanizzata del luppoleto in
grado di ridurre l’apporto di manodopera nel ciclo produttivo.
Inoltre, nell’ottica di attuare in futuro un programma di
allevamento, verrà analizzata la variabilità genetica dei luppoli
spontanei reperiti in alcune regioni d’Italia. Ed ancora, sarà
valutato lo stato fitosanitario dei luppoleti considerati con il
chiaro intento preventivo di individuare le c.d. Patologie vegetali
quali le fitopatie ed i fitofagi maggiormente diffusi. In aggiunta,
si cercherà di produrre birre artigianali 100% made in Italy, a
partire dalla combinazione di orzi dall’elevata qualità maltaria
con il luppolo italiano. Infine, il CREA analizzerà le dinamiche
economiche-strutturali della filiera, favorendo processi di
cooperazione fra gli attori del settore.
Per rendere possibile tutto questo, a partire dalla coltivazione delle materie prime, il CREA ha
messo in campo professionalità e competenze diversificate che
spaziano dalla genetica, alla meccanizzazione, alla difesa
fitosanitaria, agli aspetti qualitativi delle produzioni, fino alle
analisi degli aspetti economico-strutturali della filiera, con il
coinvolgimento di ben 10 strutture dislocate in tutta Italia, fra cui
il Centro Appenninico del Terminillo “Carlo Jucci”, dove è
prevista la realizzazione
di un campo collezione di ecotipi di luppolo autoctoni provenienti dai diversi areali italiani.
Quello che si prospetta è, in definitiva, un progetto complesso, ben strutturato, in grado di coinvolgere una molteplicità di attori della scena brassicola e non solo, capaci attraverso una intelligente gestione dei ruoli e delle risorse di arrivare alla realizzazione, speriamo, di una birra figlia della prima filiera interamente e rigorosamente made in Italy.
Quello che si prospetta è, in definitiva, un progetto complesso, ben strutturato, in grado di coinvolgere una molteplicità di attori della scena brassicola e non solo, capaci attraverso una intelligente gestione dei ruoli e delle risorse di arrivare alla realizzazione, speriamo, di una birra figlia della prima filiera interamente e rigorosamente made in Italy.
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